Relazioni violente: al di là di una visione “vittima-carnefice”

LA VIOLENZA RECIPROCA NELLA COPPIA: UN FENOMENO SOMMERSO?Echeburùa e Corral (1998) ritengono che le forme di maltrattamento all’interno della coppia possano assumere diverse forme e che si possa parlare di maltrattamento nella coppia quando i partner hanno un legame affettivo stabile.
È raro occuparsi di maltrattamento reciproco all’interno della coppia, perché capita maggiormente di sentir parlare della violenza sulle donne e di uomo maltrattante.
Parlando della “violenza reciproca nella coppia” intendo riferirmi a tutte quelle situazioni in cui si crea un “incastro” nella relazione tra i partner e in cui entrambi contribuiscono (attraverso differenti modalità) ad esercitare una violenza sull’altro, che sia fisica o psicologica.
Secondo Ridley e Feldman (2003) i pochi dati a disposizione sulla violenza recirpoca nella coppia sono dovuti al fatto che essa spesso è esaminata a partire dalle azioni maschili e la violenza femminile è vista solo come una risposta difensiva di fronte a quella dell’uomo.
Krahè et al. (2005), invece, sottolineano proprio come la presenza di comportamenti violenti (sia psicologici che fisici) attuati da entrambi i partner sia un fenomeno diffuso e che non sembrerebbe legato alle caratteristiche del contesto sociale di appartenenza. Ciò significa che le relazioni violente possono essere presenti in qualsiasi modello culturale.
Quello che si può andare ad esplorare, e su cui oggi ci si concentra ancora con difficoltà, riguarda sia gli elementi che possono portare all’innescarsi di rapporti violenti; sia se esistono delle caratteristiche comuni o differenti rispetto all’esercizio della violenza maschile e femminile.

VIOLENZA MASCHILE E VIOLENZA FEMMINILE
È complesso approfondire il tema della violenza nella coppia che non sia indagata a livello unidirezionale, questo perché può essere difficile che emerga il fenomeno della violenza sugli uomini. Secondo Langhinrichsen-Rohling (2010) l’uomo viene educato a non mostrare la propria vulnerabilità e, inoltre, la violenza femminile può essere denunciata con più difficoltà o non esserlo affatto se non quando la situazione degenera, perché l’uomo tende a sottostimare  la pericolosità dell’aggressività femminile (Dutton e Nicholls, 2005).
Per la mia esperienza clinica, l’uomo che si trova in una spirale di violenza e vive delle oppressioni, svalutazioni, o vere e proprie aggressioni fisiche, spesso non cerca aiuto per timore di non essere creduto o per timore che la situazione gli si possa rivoltare contro e finire per essere lui considerato il violento e la donna una vittima.
In Italia Macrì et al. (2012) hanno effettuato la prima ricerca che ha cercato di mettere in luce le caratteristiche della violenza sugli uomini. Dalla ricerca è emerso che le forme di violenza che gli uomini ritengono di subìre riguarda quella psicologica ed economica, con ridicolizazioni, umiliazioni o critiche continue anche di fronte ad altre persone. Un altro fenomeno rilevante riguarda la violenza nei casi di separazioni dove sono coinvolti anche i figli: su un campione di 1.058 soggetti coinvolti nella ricerca, il 48,4% degli uomini ha riferito false denunce o accuse costruite nelle separazioni o nei divorzi.
Da alcune ricerche emergerebbe, inoltre, che le tipologie di aggressività femminile prevalente sarebbero quella psicologica e quella verbale ed avrebbero l’obiettivo di danneggiare l’altro sia come individuo sia nella sua sfera delle relazioni. L’aggressività maschile, invece, sembrerebbe essere maggiormente legata alla violenza fisica e sarebbe più diretta rispetto a quella femminile (Archer 2000; Dutton, Nicholls, Spidel (2005); Felson 2006; Kar, O’Leary 2010).
Per quanto riguarda la donna, Filippini (2005) sostiene non sia possibile individuare dei tratti di personalità comuni di coloro che rimangono in una relazione violenta. È possibile, però, evidenziare come tra le difficoltà nell’uscire da una relazione violenza possono esserci la paura di ricevere delle ripercussioni fisiche importanti, ma anche il tentativo di rimanere nella relazione e in qualche modo cercare di “ripararla”.
In ogni caso, sembrerebbe che le conseguenze di una relazione violenta siano le stesse per uomini e donne e che ad essere diverse siano le manifestazioni della sofferenza nell’uno e nell’altro sesso.

COSA C’È ALLA BASE DI UNA DI UNA RELAZIONE VIOLENTA?
Nella mia pratica clinica le differenze che incontro nelle tipologie di violenza, o nelle caratteristiche di uomini e donne che vivono rapporti turbolenti e violenti, sono molto più sfumate.
In queste tipologie di relazioni non esiste aggredito ed aggressore, ma si crea un intreccio in cui ognuno dei due partner ricopre un ruolo attivo nel mantenere un certo grado di tensione all’interno della coppia: “Ciò che costituisce un rapporto violento vero e proprio è la ripetizione degli attacchi e la circolarità dei processi” (Testor, 2010, p. 28).
Spesso c’è chi ha un ruolo più attivo nel perpetuare lo scontro, mentre l’altro partner utilizza un’aggressività passiva di cui spesso non è consapevole. Il partner “passivo” può, a sua volta, scatenare determinate reazioni nell’altro che può reagire in modo attivo ed aggressivo alla provocazione subìta.
Anche questa dinamica non è la regola: possono esserci situazioni in cui entrambi i partner utilizzano una violenza attiva, diretta e fisica e in cui iniziano delle reciproche aggressioni fino ad arrivare ad un’escalation di conflittualità.

Spesso una serie di elementi sono ricorrenti all’interno della coppia violenta:

  • l’impossibilità di sintonizzarsi emotivamente con l’altro;
  • la necessità di mantenere un controllo sul partner;
  • la sensazione costante che il rapporto sia minacciato;
  • l’impossibilità di tollerare l’autonomia dell’altro;
  • la sensazione che stia vacillando la profondità del legame o la dipendenza reciproca che si è creata oppure, al contrario, che si venga a contatto con la sensazione di una profonda dipendenza verso il partner ritenuta inaccettabile.

Questi possono essere alcuni degli elementi che caratterizzano la coppia violenta.
Un impegno dimenticato, una svista, una parola fraintesa dall’altro, sono soltanto gli “strumenti” attraverso cui la violenza e l’aggressività vengono attivate ed attraverso cui si esprimono paure, ferite e delusioni di uno o dell’altro partner.

La violenza può diventare l’elemento attraverso cui la coppia mantiene il legame, in un rapporto in cui entrambi hanno una scarsa fiducia e stima sia delle rispettive capacità e caratteristiche; sia di quelle dell’altro.
Fisher e Crandel (2001) hanno messo in evidenza l’esistenza di una relazione tra la presenza della violenza nella coppia e gli stili di attaccamento disfunzionali dei partner.
Spesso i rapporti violenti nascono quando due persone, che non hanno avuto un legame avvertito come “sicuro” con le prime figure di accudimento, si incontrano e ripropongono nella relazione (più o meno consapevolmente) tutte le difficoltà vissute in precedenza nel poterne costruire una che fosse vissuta come stabile e continuativa nel tempo.

COSA PUÒ INCIDERE SULLA SERENITÀ E SULLA STABILITÀ DI UN RAPPORTO DI COPPIA?
Una relazione intima equilibrata e soddisfacente dovrebbe permettere ad entrambi i partner di vivere il rapporto in un clima di fiducia, dove entrambi sperimentano un senso di sicurezza, di conforto e di sostegno da parte dell’altro. Non solo, ma accanto alla vicinanza è possibile anche vivere dei momenti in cui si è distanti senza per questo avere la sensazione che il rapporto si stia sgretolando.
Essere disponibili emotivamente, e ricevere la stessa disponibilità, sono elementi importanti che contribuiscono a creare una relazione serena.

Costruire un rapporto soddisfacente è possibile prima di tutto se si ha fiducia in se stessi, nelle proprie capacità, e se si sente un amore verso le proprie caratteristiche personali. Al contempo la stessa fiducia risposta in se stessi deve essere riposta nell’altro, nelle sue risorse, e nelle sue capacità di amare e di entrare in intimità con l’altro.

L’ira, la violenza, il tentativo di ferire l’altro, nascono quando entrambi i membri della coppia sono sprovvisti della sicurezza di sé e della sicurezza nel rapporto per cui ogni azione esercitata dal partner può essere vissuta come tentativo di distruggere l’altro o la relazione stessa.
La capacità di dialogo può essere un importante tassello da costruire nel rapporto di coppia per trovare uno strumento alternativo all’utilizzo della violenza, ma anche il dialogo rischia di diventare sterile se prima non sono state costruite le basi per imparare ad ascoltare se stessi e la diversità che ci mostra l’altro.

Riferimenti bibliografici

Archer J. (2000), Sex differences in aggression between heterosexual partners: a meta-analytic review, Psychological Bullettin, 126, 651-680;

Dutton D.G., Nicholls T.L. (2005), The gender paradigm in domestic violence research and theory: part 1- the conflict of theory and data, Aggression and Violent Behavior, 10, 680-714;

Dutton D.G., Nicholls T.L., Spidel A. (2005), Female perpetrators of intimate abuse, Journal of offender rehabilitation, 41, 4, 1-31;

Echeburúa E., Corral P. (2006), Manual de violencia familiar, Siglo XXI, Madrid;

Felson R.B. (2006), Is violence against woman about woman or about violence?, Violence and Victims, 22, 387-407;

Filippini S. (2005), Relazioni perverse. La violenza psicologica nella coppia, Franco Angeli, Milano;

Fisher J., Candell L.E. (2001), I modelli di relazione nella coppia, in Culow (2001) trad. it. 2003, 49-65;

Kar H.L., O’Leary K.D. (2010), Gender symmetry or asymmetry in intimate partner victimization? Not an either/or answer?, Partner Abuse, 1,2, 153-168;

Krahè B., Bieneck S., Möller I.(2005), Understanding gender and intimate partner violence from an international perspective, Sex Roles, 52, 11, 807-827;

Langhinrichsen-Rohling J. (2010), Controversies involving gender and intimate partner violence: response to commentators, in Sex Roles (62)3, 221-225, Springer Nature, Switzerland, AG;

Macrì P.G., Abo Loha J., Gallino G., Gascò S., Manzari C., Mastriani C., Nestola F., Pezzuolo S., Rotoli G. (2012), Indagine conoscitiva sulla violenza verso il maschile, Rivista di criminologia, vittimologia e sicurezza, VI, 3, 30-47;

Ridley C.A., Feldman C.M. (2003), Female domestic violence toward male partners: exploring conflict responses and outcomes, Journal of Family Violence, 18, 3, 157-170;

Testor C.P. (2010), La violenza di coppia nella collusione ossessiva, Interazioni, 2, Franco Angeli, Milano, 24-34.

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