Cyberbullismo: nuove frontiere del disagio in adolescenza

 UNO SCENARIO CHE CAMBIA: DAL BULLISMO AL CYBERBULLYING
Ogni forma di disagio, malessere, violenza o prepotenza, va compresa all’interno di uno scenario socio-culturale che cambia e si evolve. Ormai da diversi anni l’utilizzo di mezzi informatici ha portato a una rapida diffusione di informazioni, messaggi e immagini che viaggiano ad un’alta velocità e connettono in modo rapido moltissime persone. Così come le nuove tecnologie permettono una rapida diffusione e condivisione di innumerevoli quantità e tipologie di informazioni, allo stesso modo possono diventare uno strumento per esternare i propri pensieri e le proprie emozioni.
Ci sono situazioni in cui, però, le nuove tecnologie possono trasformarsi in un mezzo attraverso cui offendere, deridere, minacciare o perseguitare altre persone. 
Ogni forma di sopraffazione, aggressività o prevaricazione, racchiude in sé l’espressione di un disagio e di una sofferenza. In adolescenza i ragazzi sono alle prese con delle trasformazioni (sia sul piano psichico che fisico) e le forme di bullismo possono essere legate ad un
“segnale di disagio della transizione” (Maggiolini,  2004, p. 270) che è connessa ad una serie di compiti evolutivi con cui sono alle prese i ragazzi. Il bullismo può essere definito come una “oppressione psicologica o fisica, ripetuta e continuata nel tempo, perpetrata da una persona o un gruppo di persone più potente nei confronti di un’altra, percepita come più debole” (De Salvatore, 2012, p. 97). Esso può manifestarsi in diverse forme che vanno da vere e proprie aggressioni fisiche a oppressioni di carattere psicologico, fino ad azioni più difficilmente osservabili, come per esempio i tentativi di estromettere un ragazzo dal gruppo dei coetanei per isolarlo.
Il fenomeno, con l’avanzare delle nuove tecnologie, si è trasformato ed ha trovato una sua ulteriore forma di espressione il “Cyberbullying”.

CARATTERISTICHE DEL “BULLISMO VIRTUALE”
Con questo termine si intende l’attuazione di “[…] volontari e ripetuti danni inflitti attraverso l’uso dei computer, telefoni cellulari o di altri dispositivi elettronici” (Hinduja, Patchin, 2009, p. 5). Nel cyberbullismo l’asimmetria di potere che viene esercitata e imposta da un ragazzo nei confronti di un altro (o tra diversi gruppi di ragazzi) si serve dei dispositivi tecnologici e dell’uso di messaggi, mms, posta elettronica, siti web, canali social o blog attraverso cui poter ferire, deridere o “aggredire”.
Ma quali elementi sembrano caratterizzare il bullismo “online” e contraddistinguerlo da quello “offline”?
Diversamente dal bullismo “tradizionale” attraverso il cyberbullismo:

  • il bullo può garantirsi, o pensare di poter mantenere, l’anonimato. Quest’ultimo può consentire una maggiore disinibizione e il compimento di gesti che nel contesto reale il ragazzo non riuscirebbe a mettere in atto;
  • il bullo non vede direttamente le conseguenze delle proprie azioni, e questo può ostacolare il processo di comprensione del danno che può aver inflitto alla vittima;
  • la diffusione delle azioni di bullismo può essere rapida, di ampia portata e di grande fruibilità proprio per l’utilizzo delle nuove tecnologie e della rete internet;
  • Il ragazzo vittima di questo tipo di azioni rischia di non sentirsi al sicuro neanche tra le mura domestiche, poiché anche lì può essere raggiunto virtualmente dal bullo;
  • i ruoli possono non essere così definiti all’interno del mondo “on-line”. Secondo una ricerca (Hinduja, Patchin, 2009) in cui sono state indagate le motivazioni che spingono al cyberbullismo sembrerebbe che un ragazzo umiliato, o deriso nel contesto reale, possa compiere azioni di vendetta tramite il contesto “virtuale”;
  • gli spettatori possono essere sia attivi che passivi: nel primo caso guardando il materiale virtuale diffuso dal bullo, nel secondo caso condividendo con altri quanto visto in rete;
  • l’impatto di un solo atto di cyberbullismo può avere grandi ripercussioni sui ragazzi per via della rapida diffusione in rete: un’offesa, un filmato denigrante o un contenuto che può mettere in imbarazzo, ha la possibilità di essere visto da molte persone contemporaneamente. Quindi, è sufficiente una sola azione diffamatoria, svalutante o aggressiva per avere un impatto rilevante sulla serenità ed il benessere del ragazzo che ne è vittima.

“CYBERBULLI” E “CYBERVITTIME”
Secondo Pilarska (2010) non è semplice individuare delle caratteristiche che accomunano chi compie azioni di cyberbullismo. Possono essere ragazzi che sentono di dover acquisire una predominanza sugli altri, come modalità per sentirsi validi e sentire di avere potere, facilmente soggetti ad avvertire delle frustrazioni, impulsivi e con difficoltà nel seguire delle regole e nell’ottenere un buon rendimento scolastico.
I ragazzi presi di mira dai bulli, invece, possono essere timidi, riservati, insicuri, con difficoltà relazionali e con una bassa autostima.
Il gruppo di ragazzi che osserva le dinamiche di bullismo, e che vive in un contesto in cui è presente il fenomeno, rischia di “abituarsi” alla presenza di azioni aggressive e di prevaricazione; e può tendere a sminuire il problema o  sentire di non avere gli strumenti per intervenire a favore di una riduzione della problematica stessa.
Per questioni esplicative ho utilizzato, e utilizzo, i termini di “bullo” e “vittima”. Credo sia una distinzione che può non aiutare nel cogliere che sia chi aggredisce, sia chi è aggredito, vive un disagio; sebbene sia espresso in modalità differenti.
Il ragazzo che esercita un’azione (verbale o fisica) di prevaricazione sull’altro esprime un’insofferenza o un disagio attraverso l’azione, perché può essere sprovvisto di risorse che gli permettono di comunicarlo in modalità differenti. La sicurezza di sé, il sentirsi riconosciuto e valido, in questo caso passa attraverso un gesto o una comunicazione che ha un forte impatto sugli altri e che da un “potere” a chi compie il gesto; potere percepito come sopraffazione dell’altro.
Chi subisce un’azione di prevaricazione o umiliazione può trovare in questi attacchi una “conferma” al proprio non sentirsi adeguato, valido, accettato o al proprio sentirsi insicuro per come si è o per come si sta diventando. Più avanti nel testo sottolineo come il cyberbullismo non può essere un fenomeno osservato isolatamente, proprio perché prende piede e si insinua in contesti che spesso presentano già elementi  fragilità o criticità: un ragazzo che sente di avere un proprio valore personale, che ha una buona rete sociale ed un buon dialogo con gli adulti di riferimento, molto probabilmente riuscirà a fronteggiare azioni di bullismo parlandone o riuscendo ad arginare l’atto aggressivo.
Allo stesso modo un ragazzo che riesce a comprendere ciò che accade nel proprio mondo emotivo, e riesce ad affrontare i propri compiti di sviluppo, non avrà bisogno di utilizzare la violenza e la prevaricazione per esprimere ciò che sente o una propria difficoltà.

ALCUNE FORME DI CYBERBULLISMO
Diversi autori hanno messo a fuoco alcune tipologie di cyberbullismo che vengono attuate.
Può essere importante differenziarle ed esplicitarle perchè può capitare che tra i ragazzi ci sia una sottovalutazione del danno e l’azione venga percepita come “scherzosa” anziché come offensiva o dannosa,  e anche perchè chi subisce azioni di bullismo può vergognarsi per l’accaduto e minimizzarlo; cercando così di sminuirlo ed alleviare il senso di profonda vergogna che può derivarne.
Vediamo alcune delle forme di cyberbullismo:

  • Messaggi offensivi: si tratta dell’invio, tramite dispositivi elettronici, di messaggi che risultano volgari o aggressivi per creare conflitti verbali tra due o più persone all’interno della rete. Hinduja e Patchin (2009) evidenziano come questa tipologia di cyberbullismo sia presente anche all’interno dei giochi interattivi. Spesso i ragazzi presi di mira sono i nuovi partecipanti che possono essere minacciati o insultati per la loro poca esperienza o bravura nel gioco stesso. Il nuovo arrivato, al contempo, può rispondere a sua volta in modo aggressivo poiché protetto dall’anonimato che il gioco virtuale può consentire;
  • Molestia/tormento: si intende l’uso di parole o la messa in atto di comportamenti persistenti e ripetuti che hanno lo scopo di tormentare la persona presa di mira attraverso l’uso di forum, chat, sms, mms, e-mail;
  • Cyberstalking: si racchiudono in questo termine quei comportamenti che hanno l’obiettivo, attraverso l’uso di strumenti virtuali, di importunare e infastidire la persona presa di mira. Kowalski, Limber ed Agatston (2008) mettono in luce come questa forma di bullismo virtuale possa andare ad intaccare la vita reale, andando oltre le molestie virtuali;
  • Denigrazione: si tratta dell’utilizzo dei dispositivi elettronici per diffondere messaggi dispregiativi o non veritieri rispetto alla persona presa di mira dal bullo, anche attraverso la diffusione di immagini o video che riguardano la vittima stessa. Tali messaggi possano essere visibili a molti ragazzi che diventano spettatori passivi o attivi: possono guardare il video o anche decidere di condividerlo;
  • Impersonare qualcuno: consiste in una sorta di “furto dell’identità” nel contesto virtuale. Il bullo può venire a conoscenza del nome utente e della password di qualcun altro e può quindi inviare messaggi a terzi fingendosi un’altra persona. Chi riceve i messaggi non sa che essi non arrivano in realtà dal proprietario dell’account che può anche non riuscire più ad averne accesso per via della modifica delle credenziali effettuata dal bullo stesso;
  • Possesso e utilizzo subdolo di informazioni personali: in questo caso la persona può avvicinarsi ad un’altra per ottenere la sua fiducia, così da ricevere sue informazioni personali e poterle diffondere tramite i dispositivi elettronici (internet, messaggi, posta elettronica ecc.);
  • Esclusione: si tratta di azioni volte ad allontanare volontariamente un utente di internet da chat, forum, gruppi di amici o giochi virtuali, con l’intento di escludere e isolare un ragazzo dalla rete sociale;
  • “Happy slapping”: il termine prende origine dalla nascita di video diffusi via internet in cui i ragazzi schiaffeggiano degli sconosciuti. Oggi è utilizzato per indicare la ripresa di aggressioni (verbali o fisiche) verso una o più persone, con l’intento di umiliare o denigrare la vittima, per poi condividere il filmato in internet; luogo in cui può essere visualizzato e/o commentato dagli utenti.

UNO SGUARDO AL CONTESTO SOCIALE: ALCUNE RICERCHE
Le ricerche presenti oggi sul tema necessitano ancora di un maggiore sviluppo. In particolar modo, ritengo sia necessario differenziare il cyberbullismo presente nei diversi paesi ponendo uno sguardo attento sulla specificità del contesto culturale in cui il fenomeno si sviluppa per poter costruire degli interventi di contrasto al bullismo virtuale e di prevenzione. Inoltre, essendo il cyberbullying non circoscrivibile ad un luogo ben preciso, né a delle caratteristiche ben specifiche dei ragazzi che ne sono coinvolti, i fattori da considerare nel campo della ricerca sono molteplici: ambiente familiare, scolastico, gruppo dei pari e, più in generale, il contesto sociale di riferimento. Spesso è complesso scindere il cyberbullismo dal bullismo “offline” per via delle caratteristiche di prepotenza intenzionale offensiva e aggressiva che accomunano le due forme. Un dato interessante riportato dal report Istat sul fenomeno del bullismo (2014) è che l’88% dei ragazzi che ha dichiarato la presenza di “comportamenti scorretti” on-line, ha anche riferito di aver subìto delle vessazioni anche in altri contesti di vita quotidiana.
Questo dato può far pensare che un ragazzo vittima del bullismo virtuale possa avere delle difficoltà, o dei disagi anche nel contesto reale: ad esempio che possa vivere una situazione di impopolarità nel gruppo dei pari o una bassa autostima che non gli permette di esprimere i propri pensieri nel proprio contesto di appartenenza.
Anche i dati raccolti dal Centro Nazionale di Ascolto de Il Telefono Azzurro (2015) mettono in evidenza come l’azione di cyberbullismo non  può essere slegata dal contesto di appartenenza dei ragazzi. I dati sottolineano infatti che tra coloro che hanno contattato il Telefono Azzurro, segnalando situazioni di bullismo virtuale, in un caso su quattro vivono una condizione di abuso o violenza al di fuori del mondo virtuale. Sembrerebbe inoltre che i bambini ed i ragazzi coinvolti in situazioni di cyberbullismo siano anche coinvolti in situazioni preesistenti di violenza, di prevaricazioni tra coetanei o che abbiano una situazione familiare delicata.
Molti paesi hanno condotto indagini per individuare l’esistenza di un legame tra l’area geografica, la situazione sociale ed il possibile sviluppo del bullismo. In Italia una ricerca sugli effetti del contesto culturale in rapporto alle azioni di prepotenza ha messo in luce che la cultura di riferimento può incidere sulla presenza e lo sviluppo di prepotenze tra ragazzi (Affuso, Bacchini, 2006).
La velocità di diffusione e la facile accessibilità dei contenuti presenti in rete rendono il fenomeno del cyberbullismo qualcosa che può avere un’ampia ricaduta sull’equilibrio psicologico dei ragazzi ed aumentare il rischio, rispetto al bullismo offline, di casi sottaciuti o nascosti perché non osservabili nella vita reale e, a volte, non visibili nell’immediato agli occhi dell’adulto. Gli adulti, sono e rimangono, figure da sfidare e mettere alla prova per i ragazzi; ma anche dei punti di riferimento e dei modelli da seguire.
Il ruolo dell’adulto contribuisce nella costruzione dell’identità degli adolescenti, ma non possiamo ignorare come la rete ed il mondo on-line sia massicciamente presente nelle loro vite e le influenzi. Vediamo come.

CYBERBULLISMO, MONDO VIRTUALE E COSTRUZIONE DELL’IDENTITÀ IN ADOLESCENZA
Durante il periodo dell’adolescenza, i ragazzi sono impegnati nella formazione della propria identità; ossia nella costruzione di un senso di sé che sia unitario e stabile nel tempo e che possa intrecciarsi in modo coerente con il riconoscimento da parte degli altri. Per poter portare avanti questo processo identitario, i giovani sono impegnati nella sperimentazione per affermare la propria individualità e scegliere ciò che può rappresentarli. Sperimentazione e scelta avvengono sia attraverso le “sfide” verso gli altri, che attraverso la ricerca di persone con cui potersi identificare e con cui riconoscersi, per arrivare a poter costituire qualcosa che li rappresenti nella loro individualità ed unicità. Raccontarsi e raccontare agli altri ciò che si è e ciò che si desidera essere, sono due forme narrative che si intrecciano e sono entrambe fondamentali per l’acquisizione identitaria.
Se prima dell’avvento delle nuove tecnologie queste sperimentazioni e narrazioni avvenivano nei contesti di vita dei ragazzi; oggi invece possono prendere spunto anche a partire dal materiale virtuale. Soprattutto perché il materiale presente in rete è dinamico: il lettore non ha più soltanto la possibilità di fruire passivamente delle informazioni, ma può pubblicare dei contenuti, può leggere e creare dei “post”, dei “tweet” e, quindi, può sia acquisire dei contenuti che immetterli on-line. Secondo Di Fraia (2012) il successo dei social network sta proprio nella loro opportunità di fornire agli adolescenti dei materiali che hanno un impatto nel loro percorso di costruzione identitaria. Foto, pensieri e video acquisiti o immessi in rete possono diventare un veicolo di espressione dei ragazzi: un modo per affermare ciò che stanno cercando di essere o per allontanare ciò che non li rappresenta o da cui vogliono prendere le distanze. La “doppia faccia” di questa medaglia sta nel fatto che, accanto ad un luogo virtuale in cui può nascere uno scambio ed un confronto rispetto ai tanti compiti di sviluppo da affrontare durante la crescita; la rete può essere un luogo attraverso cui si agisce un malessere, una frustrazione, un disagio o attraverso cui si subiscono ferite o umiliazioni che possono ostacolare il processo di costruzione del proprio modo di essere.

COME INTERVENIRE PER CONTRASTARE IL FENOMENO DEL CYBERBULLISMO?
Come detto in precedenza, spesso il bullismo virtuale non è un fenomeno che rivela una problematica esclusivamente presente “on-line”: i ragazzi possono vivere situazioni delicate nel contesto familiare, avere difficoltà scolastiche o nel gruppo dei pari. Per questo contrastare il cyberbullismo significa intervenire su più fronti: familiare, scolastico e con azioni che coinvolgono direttamente i ragazzi.
Per costruire degli interventi è necessario approfondire le caratteristiche del contesto sociale in cui si verifica l’azione di cyberbullismo; nonché le caratteristiche specifiche dei ragazzi coinvolti. Non dimentichiamo, infatti, che sebbene le azioni avvengano “virtualmente” esse hanno un impatto sulla vita reale; e i ragazzi che ne sono coinvolti hanno un contesto di vita “offline” che influenza comportamenti e atteggiamenti.
A mio avviso, è possibile individuare alcuni elementi da sviluppare o potenziare per contrastare o prevenire fenomeni di cyber bullismo:

  • aumentare l’autostima: significa incoraggiare i ragazzi a fidarsi delle proprie capacità e competenze, valorizzando le loro risorse e creando un contesto intorno che sia capace di riconoscere i loro impegni e gli sforzi per affrontare i compiti di sviluppo durante il periodo di crescita. Questo aiuta gli adolescenti a sentirsi più sicuri di loro stessi e meno alla ricerca di gesti o azioni eclatanti che possano servire come strumento per dar prova delle loro capacità. Inoltre sviluppare l’autostima può aiutarli anche per accettare alcuni fallimenti o alcune difficoltà che possono attraversare, senza che questo li faccia sentire di non valere nulla;
  • familiarizzare con l’emotività: vuol dire coltivare ed occuparsi dell’ “alfabetizzazione emotiva” dei ragazzi. È importante che imparino a conoscere, ri-conoscere e mettere in parole le proprie e altrui emozioni. Questo è un primo passo per imparare a gestirle, per non agirle impulsivamente e per non essere spaventati da ciò che si prova;
  • imparare a stare nelle relazioni: in poche parole sono racchiuse tantissime capacità che, se sviluppate, aiutano i giovani nel loro percorso di crescita. Poter costruire dei rapporti soddisfacenti, sia tra pari che con gli adulti, significa anche imparare a:
  • confrontarsi con gli altri, saper ascoltare e saper comunicare;
  • collaborare insieme per raggiungere degli obiettivi comuni;
  • esprimere la propria individualità senza schiacciare l’altro;
  • vedere le diversità come una ricchezza e non come un ostacolo. 

Ritengo sia fondamentale creare occasioni in cui i ragazzi possano stare “realmente” insieme, in cui cooperano in attività comuni e si confrontano su tematiche che possono riguardarli.
Gli adulti si sono mobilitati, e si mobilitano, per cercare di conoscere il fenomeno del cyberbullismo e capire come poter intervenire in merito. Credo che gli elementi sopra citati debbano essere, in prima battuta, qualcosa che l’adulto sente di avere acquisito.

Come possiamo pensare che se noi adulti abbiamo paura di provare alcune emozioni, non riusciamo ad individuare ciò che desideriamo, non abbiamo fiducia in noi stessi o negli altri, siamo in grado di trasmettere ai ragazzi competenze e risorse per aiutarli a costruire la propria identità?
 

Riferimenti bibliografici

Affuso G., Bacchini D. (2006), L’influenza delle condotte trasgressive in adolescenza: il ruolo di mediazione delle cognizioni morali, Psicologia della Salute, 3, 67-85;

De Salvatore F. (2012), Bullismo e cyberbullying, dal reale al virtuale tra media e new media. Minori giustizia, 4, 94-101;

Di Fraia (2012), Social network e racconti identitari. Minori giustizia, 4, 14-20;

Hinduja S., Patchin J. (2009), Bullyng beyond the schoolyard. Preventing and Responding to Cyberbullying, Corwing Press, California;

ISTAT (2014), Il bullismo in Italia: comportamenti offensivi e violenti tra i giovanissimi, https://www.istat.it/it/files/2015/12/Bullismo.pdf;

Kowalski R.M., Limber S.P., Agatston P.W. (2008), Cyberbullying. Bulling in the digital age, Wiley-Blackwell, Malden;

Maggiolini A. (2004), Sviluppo della responsabilità, trasgressività e antisocialità, in Maggiolini A., Pietropolli Charmet G. (a cura di), Manuale di psicologia dell’adolescenza: compiti e conflitti, Franco Angeli, Milano 267-280;

Pilarska A. (2010), Il Cyberbullying, in Formella Z., Ricci A. (a cura di), Il disagio adolescenziale. Tra aggressività, bullismo e cyberbullismo, Las, Roma, 69-81;

S.o.s. Il Telefono Azzurro Onlus (a cura di) (2015), Dossier Cyberbullismo, http://www.azzurro.it/sites/default/files/Dossier%20Cyberbullismo%20-%20Telefono%20Azzurro.pdf.

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