Introduzione
Anche i terapeuti sbagliano. O per meglio dire, anche gli adulti commettono errori. Questo articolo trae spunto da un mio giovane paziente che tempo fa mi comunicò improvvisamente che non sarebbe più venuto in terapia. Questo ragazzo arrivò da me sulla scia di un’urgenza da parte dei genitori, preoccupati per il suo benessere ma anche per la sua stessa vita. Mi ero fatta l’idea che avrei trovato un ragazzo timido, impacciato, isolato, triste e “vuoto”. Invece ho avuto modo di ricredermi: questo giovane paziente non solo non era “vuoto” ma aveva molto da dire, nonostante un primo imbarazzo di farlo di fronte ad una sconosciuta. È passato del tempo ormai da quando le nostre strade si sono divise, ma questo incontro mi ha dato ancora una volta modo di riflettere su quanto ricco sia il mondo degli adolescenti e quanto sia complesso comprenderlo ed averne accesso.
Gli adolescenti hanno molto da dire e, soprattutto, sanno pensare.
La tecnologia non aiuta in questo. Oggi i contenuti tecnologici e social disponibili spesso non permettono molto di “allenare il pensiero”: tutto è talmente veloce, e a volte superficiale, che lo strumento multimediale diventa un passatempo unidirezionale. Mi capita spesso di rapportarmi con ragazzi che usano piattaforme come Tik Tok soltanto per guardare una quantità infinita di video di qualsiasi tipo, senza conoscerne gli autori e senza creare loro stessi dei contenuti da postare. Alcuni ragazzi preadolescenti alle prime esperienze sentimentali si fidanzano tramite Facebook senza conoscersi nè vedersi di persona e, cosa ancor più bizzarra, spesso non ne sentono neanche il bisogno.
Sembrerebbe che gli adolescenti oggi utilizzino lo schermo del cellulare o del pc per “schermarsi” anche loro dal dover gestire tutta l’altalena emotiva e le incertezze che questo periodo di sviluppo comportano.
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