L’ADOLESCENZA TRASFORMATA: IL CAMBIAMENTO DELL’ADOLESCENZA AI TEMPI DELLA PANDEMIA

Lavorando spesso con i ragazzi ho avuto modo di assistere direttamente al cambiamento che ha comportato l’ingresso del Covid-19 nella loro quotidianità. A distanza di un anno dall’inizio della trasformazione delle vite di tutti noi e del nostro stile di vita, i ragazzi, non solo si sono dovuti adattare ad una nuova realtà, ma stanno anche trasformando il modo di costruire la loro identità e di affrontare (o non affrontare) le sfide che questo comporta.

COME CRESCE L’ADOLESCENTE: I COMPITI DI SVILUPPO
Lo stile di vita cambia sì, ma ciò che non muta sono le fasi che i ragazzi si trovano ad affrontare per poter costruire loro stessi. Pietropolli Charmet (Maggiolini, Pietropolli Charmet 2004), parlando appunto dei compiti di sviluppo che ciascun adolescente è chiamato ad affrontare, mette in luce l’attenzione che bisogna mantenere al mondo affettivo e relazionale dei ragazzi: loro costruiscono chi sono e chi vogliono essere attraverso le sperimentazioni nelle relazioni con gli altri e attraverso l’imparare ad entrare in contatto con il loro mondo emotivo (per conoscere ciò che provano e come reagiscono alle esperienze che fanno durante il loro sviluppo).

Attraverso l’alfabetizzazione emotiva e le relazioni con gli altri è possibile affrontare i compiti di sviluppo, che sono:

  • il processo di separazione-individuazione: è il processo che permette la costruzione della propria autonomia. Per farlo, l’adolescente dovrà rendersi indipendente dalle figure genitoriali reali e dalle relative rappresentazioni mentali di esse idealizzate;
  • la mentalizzazione del proprio corpo che cambia: il ragazzo è chiamato a sviluppare la capacità di poter costruire e pensare una nuova immagine di sé, in virtù delle trasformazioni corporee della pubertà;
  • la definizione e la formazione di nuovi ideali di riferimento: implica, invece, il poter individuare un proprio modello valoriale di riferimento (sopratutto grazie allo scambio con gli altri);
  • la nascita dell’adolescente come soggetto sociale: l’adolescente è chiamato ad assumersi la responsabilità di un ruolo socialmente riconosciuto (nel gruppo dei pari e nel contesto allargato), che gli consenta di progettare o agire nella direzione di una sua possibile realizzazione futura.

COMPITI DI SVILUPPO: LA PANDEMIA E LE SUE AMBIGUITÀ
Quando si parla di “crisi” in adolescenza, lo si fa in quanto i cambiamenti (relazionali, corporei e mentali) che si trova ad affrontare ogni ragazzo comportano un “crollo” nell’utilizzo dell’abituale sistema rappresentazionale dell’adolescente. Questo “crollo” necessita (con più o meno consapevolezza nel giovane) dell’introduzione di nuovi elementi per arricchire e trasformare il proprio mondo interno e i propri significati affettivi e gettare, così, le basi attraverso cui l’adolescente può accedere a nuovi processi mentali più complessi ed evoluti di quelli di un bambino.

Come influisce la pandemia su questa “crisi”?
In questo momento, come gli adulti, i ragazzi sono chiamati a tutelare la loro e l’altrui salute attraverso il mantenimento della distanza fisica, e vivono le limitazioni delle attività per via delle ristrettezze a cui siamo tutti sottoposti: molti centri sportivi non sono agibili, alcuni luoghi aggregativi sono chiusi e la scuola alterna momenti in presenza a momenti di didattica a distanza.
Accanto al cercare di limitare la diffusione del Virus, c’è necessariamente una limitazione delle interazioni sociali e degli stimoli.
E allora, come possono i ragazzi sperimentarsi nelle relazioni se adesso esse sono molto limitate? Come possono sviluppare le loro competenze emotive se le loro attuali esperienze sono molto più povere di stimoli rispetto al periodo pre-pandemico?

DISAGI ADOLESCENZIALI AL TEMPO DEL COVID-19
Il responsabile di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma ha parlato di questo momento come di un periodo in cui c’è la massima affluenza al reparto di neuropsichiatria ed esprime, a tal riguardo, la sua preoccupazione per l’innalzamento delle richieste di aiuto (https://roma.repubblica.it/cronaca/2021/03/25/news/roma_posti_letti_di_neuropsichiatria_infantile_tutti_occupati_da_settimane_non_era_mai_successo_-293733886/), al tempo stesso, emergono nuovi fenomeni allarmanti, come le risse che originano da appuntamenti presi via social dai ragazzi (https://www.tempostretto.it/news/risse-sempre-piu-social-la-nuova-moda-degli-adolescenti.html).
Il disagio e la sofferenza sono aspetti che possono accompagnare i ragazzi nella loro crescita, poiché si trovano in una fase di profonda incertezza rispetto a ciò che sono e ciò vogliono diventare.

Il problema si pone in quanto alcune risposte tipiche dei giovani di fronte al disagio, come la chiusura in sé stessi o la sfida al mondo degli adulti attraverso il non rispetto delle regole, rischiano ora di essere ancora più complesse da affrontare.        
È normale che i ragazzi sfidino l’autorità dell’adulto per mettere alla prova loro stessi; ma in questo momento storico infrangere le regole (ad esempio non mantenendo le distanze di sicurezza o non usando la mascherina) rischia di avere ripercussioni serie sulla propria ed altrui salute.
Inoltre aiutare i ragazzi che soffrono ad uscire dall’isolamento, usato come modo per rinchiudersi così da non affrontare il proprio disagio, diventa ancora più complesso ora che da un punto di vista sociale si può usufruire di molti meno stimoli rispetto al periodo pre-pandemico.
Molte possono essere le modalità con cui gli adolescenti vivono le proprie sofferenze ma, come mette in luce Pandolfi (2000), l’impossibilità di gestirle nasce dalla difficoltà che vivono i giovani di pensarsi in un futuro. L’adolescente si può sentire bloccato in un mondo inospitale, estraneo o addirittura minaccioso, impossibilitato a tornare nel proprio passato ed incapace di approdare ad un proprio futuro perché esso non può essere pensabile.

COME AIUTARE I RAGAZZI A CRESCERE, NONOSTANTE LA PANDEMIA
È difficile aiutare i ragazzi poiché l’adulto, in questa fase di sviluppo, è vissuto spesso in modo ambivalente: esso rappresenta la figura da cui l’adolescente vuole affrancarsi e, al tempo stesso, a cui vuole rimanere ancora legato per mantenere quella dipendenza come quando era bambino.

È importante imparare ad ascoltare i ragazzi rispettando il loro mondo, senza cercare di imporre i propri valori o ideali. Gli adolescenti vanno sempre presi sul serio e rispettati nelle loro difficoltà e nelle loro idee. Per questo è fondamentale non giudicarli ed essere sinceri con loro rispetto ai temi che si decide di affrontare. Dietro la provocazione, o dietro la chiusura, c’è sempre una richiesta di aiuto; ma siamo noi adulti che dobbiamo essere capaci di decifrarla e trovare la chiave di accesso al mondo adolescenziale.

Genitori, insegnanti … sono tutti modelli di riferimento per i ragazzi che sono sempre molto attenti nel cogliere i segnali del mondo adulto che li circonda. Per questo non è utile ingannarli, ad esempio cercando di far passare un messaggio che l’adulto non condivide o non sente come autentico, poiché il giovane vivrà questo come un tradimento o una delusione rispetto ad un rapporto emotivamente importante per lui. Per fare un esempio: dire ad un ragazzo di non essere ansioso rispetto ad un determinato compito che deve affrontare, quando l’adulto stesso vive quel compito con molta preoccupazione, rischia solo di essere controproducente perché il ragazzo vivrà quel messaggio soltanto come ingannevole.

Inoltre, se si ha sentore che il proprio figlio, o il proprio alunno, è in una condizione di forte disagio, se non addirittura di pericolo (ad esempio se ci si trova di fronte a pensieri di morte, o a situazioni di allarme per possibili disturbi alimentari …), non bisogna avere paura di tirare fuori l’argomento perché spesso la paura deriva dalla sensazione che alcuni temi siano intoccabili o pericolosi. In realtà il vero pericolo è proprio il far finta di nulla, cosa che a volte noi adulti rischiamo di fare per timore di affrontare situazioni delicate e difficili.
Molto spesso, dietro i silenzi, i ragazzi non aspettano altro che di essere visti e che qualcuno li aiuti ad amarsi così come sono.

 

Segnalo un link utile con delle slides che possono diventare uno spunto di riflessione sia per i ragazzi, sia per gli insegnati che possono essere interessati a fare un lavoro di gruppo sul tema del Covid-19 e di come esso abbia stravolto le nostre vite:
“Noi, adolescenti ai tempi del coronavirus. Istruzioni per la sopravvivenza emotiva”.

Riferimenti bibliografici

Cappelli Rory (2021), Coronavirus, con seconda ondata posti di neuropsichiatria infantile al Bambino Gesù tutti occupati: “Non era mai successo”. La Repubblica, consultato il 16 Aprile 2021 su: https://roma.repubblica.it/cronaca/2021/03/25/news/roma_posti_letti_di_neuropsichiatria_
infantile_tutti_occupati_da_settimane_non_era_mai_successo_-293733886/ ;

Maggiolini A., Pietropolli Charmet G. (2004), Manuale di psicologia dell’adolescenza: compiti e conflitti, Franco Angeli, Milano;

Pandolfi A.M. (2000). Il suicidio. Voglia di vivere, voglia di morire, Franco Angeli, Milano;

Rondinella Dario (2021), Risse sempre più social. La nuova “moda” degli adolescenti. Tempostretto, consultato il 16 Aprile 2021 su: https://www.tempostretto.it/news/risse-sempre-piu-social-la-nuova-moda-degli-adolescenti.html .

 

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